Recensione – “Scoprendo Salinger – Come forse è stato inventato 'Il giovane Holden'”
Scoprendo
Salinger – Come forse è stato inventato Il giovane Holden
(edito da Book Time, 2017), è l’ambizioso esperimento del giornalista e
scrittore Andrea Bosco, che costruisce una controfigura dello scrittore Jerome
David Salinger ponendola dinanzi al sacro diritto di riappropriarsi, letterariamente, della sua vita.
Il
tentativo di Bosco avrebbe di certo mandato J. D. Salinger fuor di senno, se
poi si considera che il protagonista pronuncia parole non scelte dall’autore a
cui si ispira, beh, che Dio se ne scampi!
Si
tratta della lettura scenica applaudita al teatro di Verdura di Milano, per la
prima volta nel 2010, con le voci degli attori Marco Balbi e Gianni Quillico,
per la regia di Rita Greco.
Ironico, leggero, responsabile.
Con queste attenzioni il protagonista Salinger sale sul palco e Andrea Bosco,
con discrezione, lo responsabilizza. “Salinger” finalmente si “concede”:
difende se stesso dai blasfemi e umanizza sì Holden, ma stavolta coprendogli le
spalle.
“Holden
era percepito come pericoloso per i suoi tempi. Ma in realtà era solo un
ragazzo con tanti dubbi in cerca di risposte. Holden si era “rotto” di essere
considerato una rotellina dell’ingranaggio. E voleva quello che tutti i giovani
vogliono: emanciparsi, prendere decisioni, avere la possibilità di dire di no.
In una parola: crescere”
In una parola: crescere”
Le
parole di Salinger-protagonista fungono
da lente d’ingrandimento necessaria al lettore de Il giovane Holden, per comprendere, senza fraintendimenti. Va da sé
che se poi uno è pazzo quello non è di certo Holden Caulfield chiuso in manicomio
o lo scrittore di The Catcher in the Rye.
In
qualche modo, Bosco lo scagiona. Se parte del destino di Holden fu compromesso
dal silenzio del suo stesso creatore, in Scoprendo
Salinger, il protagonista si riscatta. Dopo aver “divorziato dal mondo per
58 anni consecutivi” sbrina le sue ragioni dalla paralisi sociale e zittisce Holden.
“Ora
benché io sia assolutamente sicuro che la maggior parte di voi ha letto quanto
è capitato a Holden in quel famoso fine settimana, credo sia igienico
riassumere le cose. A proposito: qualche volta capita a Holden di sparare
cavolate. Insomma dice bugie. […] Studia in un college per ricchi, Pencey in
Pennsylvenia. Da lì lo sbattono fuori. […] La ragione? Holden pensa sulla
scuola le cose che anch’io alla sua età pensavo: la scuola ti insegna cose che
non contano. Un monte di date, regole, versi, sistemi. A scuola, sei
letteralmente circondato da cretini. Adulti e della tua età. La scuola in fondo
è come la famiglia: diversa
da come dovrebbe”
È
un Salinger decisamente responsabile che costruisce, attraverso le risposte eucaristiche di Andrea Bosco, una serie di argini affinché l’acqua non straripi. Parla al posto
della sua creazione, così come dovrebbe essere. Laddove la fuga ha rappresentato
uno dei limiti dello scrittore J. D. Salinger e forse anche di Holden, qui si
difende come nel caso della stroncatura di Gianluca Antonioni su La Fiera Letteraria:
“Che,
mi spiace per lui, non aveva capito un tubo. Io ce l’avevo con fighetti in
blazer e regimental destinati a Harvard e poi a Wall Street. Chiedevo
comprensione per chi non ce l’aveva fatta a correre e competere. E magari si
era suicidato. Volevo una scuola dove poter scambiare le idee, dove imparare
sul serio, dove confrontarsi. Non volevo una scuola circo. […] Per questo
Holden ama sua sorella. La «vecchia Phoebe» […] ha una torcia elettrica per
illuminare la via:
la sua mente è incontaminata”
la sua mente è incontaminata”
Se
è possibile pensare che Holden sia l’alter ego di J. D. Salinger, perché non
considerare la piccola Phoebe come quella parte di Salinger rimasta completamente
in ombra?
Così
come Holden ha bisogno di Phoebe, forse anche Salinger avrebbe voluto imparare non
solo ad essere “nel mondo, ma del mondo”.
È
anche un po’ questo ciò che porta in scena Andrea Bosco: il tentativo di una
vita diversa. Non solo domande dunque, ma anche risposte. Risposte che se per
davvero fossero state pronunciate da J. D. Salinger forse anche Holden gliene
sarebbe stato grato.
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